Poesie preferite da Arianna O.

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Perché tu possa ascoltarmi
le mie parole
si fanno sottili, a volte,
come impronte di gabbiani sulla spiaggia.

Collana, sonaglio ebbro
per le tue mani dolci come l'uva.

E le vedo ormai lontane le mie parole.
Più che mie sono tue.
Come edera crescono aggrappate al mio dolore antico.

Così si aggrappano alle pareti umide.
È tua la colpa di questo gioco cruento.

Stanno fuggendo dalla mia buia tana.
Tutto lo riempi tu, tutto lo riempi.

Prima di te hanno popolato la solitudine che occupi,
e più di te sono abituate alla mia tristezza.

Ora voglio che dicano ciò che io voglio dirti
perché tu le ascolti come voglio essere ascoltato.

Il vento dell'angoscia può ancora travolgerle.
Tempeste di sogni possono talora abbatterle.
Puoi sentire altre voci nella mia voce dolente.
Pianto di antiche bocche, sangue di antiche suppliche.
Amami, compagna. Non mi lasciare. Seguimi.
Seguimi, compagna, su quest'onda di angoscia.

Ma del tuo amore si vanno tingendo le mie parole.
Tutto ti prendi tu, tutto.

E io le intreccio tutte in una collana infinita
per le tue mani bianche, dolci come l'uva.
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    Scritta da: Elisa Iacobellis

    Ubriaco

    Ubriaco di trementina e di lunghi baci,
    guido il veliero delle rose, estivo,
    che volge verso la morte del giorno sottile,
    posato sulla solida frenesia marina.

    Pallido e ormeggiato alla mia acqua famelica
    incrocio nell'acre odore del clima aperto,
    ancora vestito di grigio e di suoni amari,
    e di un cimiero triste di spuma abbandonata.

    Vado, duro di passioni, in sella all'unica mia onda,
    lunare, solare, ardente e freddo, repentino,
    addormentato nella gola di felici
    isole bianche e dolci come freschi fianchi.

    Trema nella notte umida il mio abito di baci
    follemente carico di impulsi elettrici,
    diviso in modo eroico tra i miei sogni
    e le rose inebrianti che con me si cimentano.

    Controcorrente, in mezzo a onde esterne,
    il tuo corpo parallelo si ferma tra le mie braccia
    come un pesce per sempre incollato alla mia anima,
    rapido e lento nell'energia subceleste.
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      Scritta da: Rea

      Il tuo sorriso

      Toglimi il pane, se vuoi,
      toglimi l'aria, ma
      non togliermi il tuo sorriso.

      Non togliermi la rosa,
      la lancia che sgrani,
      l'acqua che d'improvviso
      scoppia nella tua gioia,
      la repentina onda
      d'argento che ti nasce.

      Dura è la mia lotta e torno
      con gli occhi stanchi,
      a volte, d'aver visto
      la terra che non cambia,
      ma entrando il tuo sorriso
      sale al cielo cercandomi
      ed apre per me tutte
      le porte della vita.

      Amore mio, nell'ora
      più oscura sgrana
      il tuo sorriso, e se d'improvviso
      vedi che il mio sangue macchina
      le pietre della strada,
      ridi, perché il tuo riso
      sarà per le mie mani
      come una spada fresca.

      Vicino al mare, d'autunno,
      il tuo riso deve innalzare
      la sua cascata di spuma,
      e in primavera, amore,
      voglio il tuo riso come
      il fiore che attendevo,
      il fiore azzurro, la rosa
      della mia patria sonora.

      Riditela della notte,
      del giorno, delle strade
      contorte dell'isola,
      riditela di questo rozzo
      ragazzo che ti ama,
      ma quando apro gli occhi
      e quando li richiudo,
      quando i miei passi vanno,
      quando tornano i miei passi,
      negami il pane, l'aria,
      la luce, la primavera,
      ma il tuo sorriso mai,
      perché io ne morrei.
      Composta lunedì 6 settembre 2010
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