Io sto tra quattro mura di un antico palazzo, circondato da arte e civiltà. In primavera volteggiano stormi di uccelli e piccioni, che sui tetti si posano e vanno.
Parto anch'io, lascio la terra, quando capisco che la vita è un volo. Perdo la materialità, vinco la storia con la mia radiosa personalità.
Il volo torna a terra, nel cielo un limpido arcobaleno, l'emozione di aver volato mi rende nudo, vestito di colori inconsci. Oro e rosso sono le bandiere del sole, bianco e blu della candida notte lunare.
Gente corre a raggiungere luoghi d'incontro, uomini e donne di oggi, deplorevoli, scaltri. Essi non comprendono la metà nascosta in ogni animo, che, dimenticato, esplode come un vulcano o un mare in tempesta.
La natura acerba e di umano inganno si acquieta all'uomo padrone, mentre fiori e piante splendono. Docili lumi filtrano al mattino dalle finestre. In piazze vuote e allegre fonti d'acqua ristorano i passanti, di là del paesaggio una valle tortuosa di monti, serpeggianti racchiudono il silenzio della civiltà decadente.
L'umanità logorata ed alienata dal tempo, derubata dal proprio agire, nell'intimo è percossa e dissoluta giace. La paura del mondo appartiene già all'infanzia, i piccoli sognano con braccia tese al cielo, fiocchi di neve si posano sulle loro membra, sul loro animo espanso, ed il brivido speranzoso della notte.
La speranza mai decade, la volontà di rivivere ci rende consapevoli di rinascere, dopo che le illusioni della vita si sono arrese alla Verità.
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