Ridi pagliaccio, finché puoi Ridi pagliaccio, finché il tuo riso farà ridere anche me, finché si specchierà nel riso di un bimbo felice. Ridi pagliaccio, finché dai tuoi occhi non scenderanno lacrime di delusione, di amarezza; lacrime che cadendo a terra si frantumeranno come vetri di cristallo. Ridi, finché le tue lacrime non sono ancora scese, perché quando lentamente scenderanno sul tuo volto allora, ti mancherà il tuo riso, il tuo viso; ti mancherà il sorriso dei bimbi felici; la tua maschera di pagliaccio ridente. Ridi pagliaccio, finché la gente ride con te; ridi pagliaccio, finché il dolore non ti attanaglierà il cuore e il vento trasporterà con sé il tuo riso. Quando esso si placherà e le tue risa non potrà più trasportare ai confini del mondo, cercherai invano con gli occhi umidi di amaro pianto, di umano pianto, le tue risa e le risa di chi hai fatto ridere. Ridi pagliaccio, finché non toglierai dal tuo volto la maschera, e lo specchio rifletterà il tuo vero volto; allora, non avrai più nulla da ridere, più nulla per poter far ridere. Sarai solo un anonimo buffone, tra tanti buffoni anonimi; con il riso represso, con la maschera cancellata da batuffoli di cotone colorato che ormai non userai più con la mente annebbiata che rincorre fantasmi del passato, fantasmi ridenti che non appariranno più. Ridi pagliaccio, finché ti è consentito farlo.
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