Ho fatto un fagotto di fiabe e fandonie, di luoghi comuni, di frasi già fatte.
Ci ho messo i racconti di mamme e di nonni, le mode e i cliché le fedi e gli inganni, e ogni illusione inventata per l'uomo.
Ho aggiunto entusiasta le facili lodi di chi non ascolta, lusinghe sfacciate, mielose preghiere, i versi cantati con le belle rime, proverbi, rimedi, scongiuri, bugie.
Il peso degli occhi coi loro giudizi, le dita puntate, i ridicoli gesti di chi non ha voce per farsi ascoltare, gli intrighi e le trame per farci inciampare.
Gli stili pomposi, la forma perfetta, le pillolette che danno saggezza, la voce impostata per fare più effetto, i sorrisi stampati, i falsi e cortesi, i modi affettati e il sottile bon ton.
E nella mia foga, ancor più decisa, ho tolto i cimeli dal vecchio baule, i futili segni dei tempi passati, carcasse ormai erose, inutili pesi.
Che leggerezza improvvisa, inattesa, se avessi saputo lo stato beato ci avrei già pensato prima ancor di capire.
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