Sei arrivata da me su un carro pieno di sonagli, carico dei frutti più polposi della terra. C'erano le fragole di maggio, il ribes schietto, le piccole more cresciute dolcissime timide tra cespugli di spine. E c'era l'uva nera. E tu eri nel mezzo. Col piede nudo calpestando le frutta, immersa in quel sangue aromatico di terra, tendevi verso me le mani aperte, perché da quel bulbo di carne io potessi bere. Sei arrivata da me come un vento d'oriente speziato di cedro e di cannella, corteccia di mirra, miele di zenzero, bronzo d'Egitto, caldo seno d'odalisca, vapore di samovar. Sei arrivata da me, giusto il tempo di capire, che nient'altro eri che il sogno ad occhi aperti di un'intensa notte d'estate brillante di stelle.
Commenti