Inesistenti rughe di un autoritratto sbiadito ritraggono impenetrabili geroglifici nel volto chiuso della sera, confondendo in espressioni svanite acri pensieri di pane inghiottiti come dolci veleni. Sol così l'urlo improvviso di un sole d'inverno solleverà da tergo parole mai uscite gettate nel vento, dando voce al gelante silenzio...
Coperte le distanze dentro sé scopriamo quel che veramente si è, soffocando il respiro nella nostra più comune indifferenza e guardando sempre più lontano dalla finestra... per non guardarci mai dentro.
Capaci di reagire perché incapaci d'agire lasciamo che tutto scivoli via in fretta, come sabbia tagliente tra le dita. E come pigne sospese su un ramo in attesa che il soffio di un bimbo lo spezzi viviamo soli nell'epoca delle passioni tristi, confidando che anche Dio si addormenti...
...e guardando sempre più lontano per non guaradrci dentro...Bellissime e verissime parole, è più facile mettere la testa sotto la sabbia piuttosto che affrontare ciò che ci fa stare male dentro...e si fa in modo che tutto scivoli via...Complimenti.
una poesia che sa molto di presente; il riguardo allo specchio, le parole rivolte ad oggetti quotidiani ed immediati (il pane); mi ha colpito molto il riferimento appunto al tempo, come se si desse vigore alle cose da noi fatte e trasmesse subito; poi si apre sul futuro, sulle orme della natura, il raggelante silenzio e il vento che porta i ricordi di antiche vicende.complimenti.
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