Quando la solitudine diventa rabbia, e le notti diventano eterne ogni mattino è una nuova condanna, ogni respiro è una maledizione. Passa il tempo e lascio indietro la felicità di esserci ancora, cresce il vuoto e crescerà ad ogni luna cui urlerò contro. Corro instabile su invisibili fili, mi aggrappo alle rovine e scopro lividi che ormai non fanno male ma scortano i pensieri lì dove ho sotterrato l'ultimo giorno felice, l'ultimo respiro sensato.
difficile guardare le cose con occhi diversi quando ci si trova a vivere nel vuoto più totale,delusi e disillusi...ti capisco benissimo...cmq complimenti...i tuoi scritti sono sempre molto toccanti!
Delle volte ci si guarda allo specchio e si vedono solo ombre, ma quelle ombre siamo noi che ci nascondiamo da noi stessi. Ne sono cosciente ma adesso pur sforzandomi non so fare altrimenti. Grazie mille a tutte...gentilissime!!un caro abbraccio
La fine di un ciclo non è l'anullamento di tutto: è solo un punto dal quale ripartire, seppur zoppicanti e doloranti. Una mattina, dopo aver vissuto a lungo nel buio, ci si sveglia, scoprendo di essere un'Araba Fenice... e si comincia a ricostruire sulle proprie macerie.
Capisco, però, che non vi è parola al mondo in grado di lenire l'immenso dolore che si prova, nell'attraversare certi percorsi... L'importante sarebbe riuscire ad attraversarli, per poi uscire nella Luce.
Poesia dolorosamente intensa, molto ben scritta.
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