i Rema stento e è vetta mare a riva; l'arida aria, smarrisce marci grani marci ai piedi di pietra; buco a lato, buco incolore quell'acqua che manca: ma vivo; gambe sulla riva bianca di sale sole e crini radi; il fiato l'anche, smunti a reggere'l tronco: mani sanno di poco corpo; al collo arriva vena violata lunga; il viso svelle pelo bronzino; le labbra: lamelle riarse: tempie incavate occhiciglia: -presa nella pancia la morte figlia-: misuratala la vista s'incomoda scorgendo astuto di sagoma comoda
ii che fionda, blocca, da svelto s'accomoda le granfie, poi tardandosi raccomoda non è fame risfila s'assottiglia; male l'essere quella strada piglia mezzi denti verso le carnicelle verso di sangue per le vene snelle, rasente terra sente la saliva scende buio d'odori lunghi piani sa come buio scende piano arato; senza, senza forzare viso, sfianca trabocca, là, nell'interiora manca cavando avidamente, di filato, riavendosi imbrattandosi a brani: si legano, un ossetto fa da piva
iii straccia di denti sentendola viva; stira tenendo'l capo, l'arti sani, gli occhi dischiude di rosso ramato ascoltandola l'ellisse che sbranca: musica d'una sera scura, bianca; nelle viscere crude novo nato d'un gioco vivido di forze immani trascina cibo a una pianta lasciva largo s'appoggia svanendo storielle. Alba ridesta le carni animelle, occhi coglie fessure nella ciglia; nella bocca d'insetti gozzoviglia ancora, con la rabbia; ma calmo, scomoda la carne, svanisce da legna scomoda.
Iv Viene lesta piovana fin che comoda sveglia l'essere: lascia terra comoda: busto ginocchia piano si sgroviglia dritto sulle gambe acqua meraviglia forte dall'alto: le mani palelle sui peli del viso labbra di felle: secca di sangue forza rediviva cola, lasciando che schiena risani; sbarcando nel primigenio cordato fisico conserva ma senno arranca è la buona sorte, ospite l'abbranca: con altre zampe pasto lavorato acqua ferma verdi fogli mediani: irrobustito troverà sorgiva.
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