Le Havre non era mai stata una città di provincia era viva nel suo cuore pulsante... splendida e malinconica... lambita dallo sferzante vento marino... l'oceano che abbarbicandosi sugli scogli emetteva il suo urlo rabbioso e profondo... le sue case erano riposanti come amache dai colori chiarissimi a respingere il calore del sole... rendendo più fresche quelle giornate che avvolgono quel paradiso... in un calore dantesco... la salsedine che forma erosioni tra i piccoli mattoni ormai stanchi... questi sono i miei ricordi... di un tempo ormai lontano... quando nel tardo pomeriggio me ne stavo a guardare i pescatori... indaffarati... i più vecchi quelli dalla pelle scura... aggrinzita dal tanto sole... intrepidi lupi di mare a cercare di comunicare il vento alle loro vele... alle loro speranze... ai loro sogni... era un brulicare di figure quel porto che guardava al di la dell'oceano cheto e dolce... le sue acque limpide e profonde... una grande insenatura verso la Manica... a guardare la vastità di blu... solo blu e nulla d'altro... qui gli altri colori sono solo sfumature... da quel punto avevo visto partire piccole e sgangherate barchette lucide di rattoppi... traghetti colmi di brulicante vita... yacht e catamarani a spingersi verso l'orizzonte... e qui a perdita d'occhio i colori infuocati del cielo alla fine del giorno... ci andavo con mio padre... ricordo il circolo dei nautici un grande spiazzo in cui nella pavimentazione era impressa una rosa dei venti... e nella parte più esterna avevano installato un grande cannocchiale... da lì l'orizzonte appariva senza segreto alcuno... io però ero troppo piccina per farlo... mi bastavano i racconti che spesso mi narravano... ed io con la mia immaginazione lo dipingevo come più mi piaceva... lontani i ricordi di un tempo... che però non sfugge... tra le mie mani come scintille... sempre vive... ricordo i pantaloncini in lana bianchi nella fresca primavera i dolci più buoni comprati nelle vecchie boulangerie... dove antichi odori di lievito e pane ristagnavano come se non volessero più lasciare quel posto di terra e di mare... e poi il gelato consumato a piccoli tratti per trattenerne il gusto... per assaporare quella bontà che mi era stata offerta... non lontano scorci di città immersa nel suo silenzioso vivere venditori di piccoli pesci offerti da quel generoso mare... e la mia curiosità che veniva colmata con la visione in prima fila di giganteschi polipi e frutti di mare... bellissime conchiglie che ogni tanto mi venivano regalate... era sempre la forte mano di mio padre a stringere la mia... si lui uomo di comando... ma che io avevo sempre visto chiuso nei suoi pantaloni classici e golfini in cachemire... difficile pensarlo in uniforme e basco da parà... era sempre vacanza camminare lungo quelle grandi spiagge la domenica... tornavo spesso inzaccherata dalla sabbia e dalla salsedine marina che si impregnava nei tessuti degli abiti... da casa dei miei nonni si vedeva la notte arrivare... le luci delle prime barche a guadagnare il mare... le piccole vetture che si fermavano sul molo... e le luci delle case che sembravano occhi nelle tenebre... li guardavo silenziosa quel mio mondo che mi apparteneva in parte... e poi mia nonna con grandi occhi azzurri amorevoli mi versava il latte caldo in una ciotola... poi mi portava a dormire nella mia coltre ben curata... queste sono le immagini che più mi appaiono... un limbo della vita in cui la consapevolezza di essere adulta non ha annullato la fanciulla che è rimasta dentro me...
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