Spine ora crescono laddove le tue eteree dita carezzavano il lino setoso di una pelle fanciulla. Sono le spine della coscienza, spine di alloro, di rosa, di fiore seccato. Spine di un lembo di terra mia e di un lembo di terra che non mi spetta, di un orto innaffiato dall'estrema dolcezza tua che mi sfiora e mi preme sul fondo di un animo senz'armi. Animo che odora dei frutti che colsi con cura e che attendono la tua mano, la tua mano salda e pigra che hai ritratto di colpo nel recinto di casa nostra. Fuori attendo come una spina afflitta dal trafiggere suo duro e malinconico.
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