Si, di me non hai ancora un volto ma solo una voce e un po' di tepore per modellare l'incorporea mia forma eppure ad ogni riascoltarci nitida par che ritorni un'infantile gioia possiamo respirare tra le stelle andando per il giorno, pur lontani, abbondanza e succo di primizie rinvenire tra i solchi dei nostri pensieri. Non ne voglio, non ne posso perdere neppure una goccia troppo prezioso è per la vita affetta da strozzarsi di secchezze; per te e per me voglio sognare ripensare al sole, cercare perle; finita la mia sosta sul sentiero deserto di presenze vive compagno proseguire insieme e intonare all'arpeggio che vibra in noi una nuova canzone di emozioni. Avventizia non sia quest'epoca di ali: un volo d'api non reclini, un sorriso esploda sempre in dolcezze in questa luce che rilascia luminanze e allontana le tenebre di ieri. Su, intendi questi spiriti che parlano di albe future, di preannunci di frescure di altri mattini di presenze di palpiti e tremori di sciami di sorti trasalimenti: acerbo e odioso un passato sia solo il pattume di un ricordo seppellito nella discarica del dolore! Schiudi le tue labbra serrate respira questa nuova stagione che tra la nostra meraviglia incede e odora di fiori scongiurato domani sia un saluto distacco tra di noi. Se acrobata cammino sul filo teso tra il principio e la fine tienimi in equilibrio sicuro bilanciami con l'asta del tuo cuore e parlami perché io non veda gli aguzzi speroni che stanno nel sottofondo aspro della vita: ci risposi l'amore di essere e sentire e altro suono nuziale ci commuova al correre della sabbia nella clessidra.
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