Tu che hai la pantera nel nome e ti vesti del suo fascino mortale non appena la preda resta invischiata nell'agguato dei tuoi occhi traditori 'ché nascondono una guerra sorniona da giocar fin allo stremo a colpi di sospiri celandone il pericolo con sguardi pastello;
tu che indossi l'avvenenza del giaguaro e camminando ne utilizzi l'incedere elegante da poter girar gli sguardi ai possibili compagni per placare la tua sete di amore bollente, esaltando ad ogni passo una ferrea fierezza che alimenti foraggiando maculata autostima ottenuta con vittorie sulla vita quotidiana;
tu che t'armi dell'ipnotica attrazione che il volto della tigre effonde sul nervo di colui che ha la sventura di incrociarti senz'aver difese interne, cui irrompi con artigli infiammati dilaniandone lo spirito, assaggiandone la carne per poi riposarti sul fianco appagato;
tu che come il gatto fai le fusa se felice come quando cerchi affetto dopo essere appagata o imitando il miagolio nella parte più elevata, poggiandoti al cuscino che attende i tuoi sogni e stringendoti al braccio del notturno padrone cui riversi ad occhi chiusi la felina dolcezza che regali solamente a chi sa accarezzarti;
tu il cui ricordo mi rivive sulla pelle e respira attingendo ai miei polmoni, ossigena i suoi occhi usando il mio sangue e gode rivivendo ogni istante degli orgasmi che azzurri avvamparono nelle ore più impensate; tu che hai portato una luce dentr'al petto, tu... tu con ludibrio m'hai ridato la vita.
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