Uomini senza pelle, addormentati dal sole marino, ricoprono di rena i castelli di sabbia che non ho potuto fare. Libri incartati, a forma di cibo, si fanno quasi nocivi, prima di esserti di nutrimento. Aspetti ancora, sul tuo confine, per far passare del tempo che ora ritieni non ti serva. Altre persone accanto sanno cosa attraversare. I limiti che le colorano non danno limite a cosa volere. Anche se con forza le spine strappate dai muri hanno spento il rumore che ti teneva sveglio Ora giaci tra gli uomini senza pelle aspettando chi vesta il tuo corpo per nasconderlo da un sole troppo violento che non ti dà pace. Verrà anche la pioggia e con essa il rimpianto di un'estate mai lontana. Ho sfasciato tutti i muri che portavano ombra al tuo dormire, ma nei cantieri malati c'è sempre qualcuno che alza e rinnalza le tue pareti. Ho provato a coprirli di sabbia sotto un vento ormai abile a riscoprire le loro cime. Secchielli con calce e con pale erano lì, pronti ad ogni passo per rimediare ai nostri disastri. Scappare dietro ai monti sembrava ormai l'unica speranza di lasciarti vivo e di lasciare saldo il muro che ti ha difeso. Lunghe pareti, vigili salite, e poi discese e poi salite e poi discese fino a scoprire il segno che non lasci segni. E tutto senza un motivo che dia importanza alla fatalità delle cose. Sfascerò tutti i muri che portano ombra al mio dormire. Cartone e granelli avanzati cadono e si disperdono volentieri al primo volere del vento. Biondi capelli sulla nera pelle daranno posto ad un solo carbone. Nelle ore cocenti il desiderio di spegnermi verrà consumato molto lentamente. E tu che vivi puoi anche sfaldare i tuoi muri sgretolati, lasciando di guardia un uomo che sappia fischiare. Quando verrà il mio treno potrai fermarlo ancor prima che arrivi, senza schianti e senza ritorni: un fischio potente per un binario senza binari per una fuga alla quale non si può rinunciare.
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