Stanco e sonnolente da anni aspettavo di chiudere gli occhi mettermi nella bara e in sordina andar via. Come e da chissà dove poi arrivasti tu... Quanto tempo sia passato da allora è follia che insorge e sfuria nella tenebra dei miei pensieri. Oggi, del tempo che fu limpido ricordo che mi dicesti solo: - Sveglia, su è l'alba andiamo, la notte la vedrai più tardi viviamo un altro giorno... - Potrò essere, mi illusi come acqua che sgorga prima dello stagno, improvviso e dolce mi piovvero addosso stelle e raggi di sole rividi le scaglie del mare mi erpicai ansante per colline ubertose evaporò malinconia: tra le sue braccia stretto mi strinse amore. -Potrà sorte mutare in rovina quanto vivo? - -Impensabile! - tante volte dicemmo l'uno all'altro. Or perché t'ho perduta e ho rimpianto acerbo di quell'estro di amor che non avevi nel cuore perché smarrita nel dedalo dei sogni non ti rintraccio come se fossi qualcuna a cui si tiene per la vita. Sei la grande storia che non è stata scritta ancora se senza pianto ho brividi di ricordanza falsa e vana. Svanisci pure del tutto come un vento moribondo che non spalanchi la finestra poi aprirò la porta del dolore e si fermerà la campana che ti suona a morte. Ti lascerò senza volerlo tornare qualche volta: per il cuore gelido passerai come ombra di presenza passata tra stanchezza sonnolenza e confusione di ricordi. Appurerai e dirò che non sei e ancor via andrai senza perdono rincorsa da una ostile confidenza.
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