Ne ho dipinto il sorriso con le tempere più calde Ne ho suonato la voce sfiorando tasti d'avorio pregiato Ne ho danzato l'allegria tenendo il passo d'un ritmo latino Ne ho cantato la tristezza, accompagnato dalle cicale Ne ho fotografato il corpo come fosse un panorama Ne ho scritto le parole con inchiostro su carta d'Amalfi Ne ho recitato la vita, nella piccola parte che mi spettava. Adesso non ho più tempere, né un pianoforte, non un tamburo che scandisca il tempo. Non ho più un prato con le cicale, non ho pellicola, non ho carta lavorata a mano, né un teatro che mi ascolti. Ma se solo per questo volessi smettere di dipingere, di suonare, di danzare e di cantare, di immortalare pose, di scrivere e di recitare, allora si, smetterei anche di vivere.
Ho letto le tue poesi molto belle le trovo di una sensibilità profonda giovane, sottile raffinata e fresca ...
Sei balsamo di ferite, anche in quella tua mestizia
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