Hai tentato di afferrare i tramonti per preservare quello splendore, hai cercato di liberarmi dal silenzio per ritrovare ancora un mio debole bagliore... Ma bramavi testardamente la parole, mentre solo il buio dovevi ascoltare se volevi capire. Ho rifiutato la tua mano, unico faro nel mio oceano nero, poiché la notte del dolore rende ciechi dinanzi a quello altrui. Non riconobbi che il tuo abisso era identico al mio. La mia zattera si squarciava tra le ondate dei ricordi di una vita felice che si squagliava inesorabilmente. Con il nulla colmai il mio vuoto quando il tuo amore l'avrebbe riempito di luce. Lande di desolato silenzio si dilatarono; baratri di inspiegabili rancori tra noi si aprirono. Prigioniera del lutto, non sapevo riconoscere in te l'ultimo lembo di una famiglia superstite della forbice della morte. Ti plasmavo disperatamente in mio padre mentre avrei dovuto semplicemente amarti perché sei mia madre. Nessuna di noi è sopravvissuta, indenne, al dolore. Ora il mio buio ha ritrovato le parole, e ti tendo la medesima mano che un giorno rifiutò la tua. Accarezzami il cuore, insegnagli a trovare ancora della vita il colore e l'amore, senza paure, con ali leggere.
Poesia segnalata al concorso nazionale II edizione ioscrivo indetto da Giulio Perrone Editore; e poesia finalista al VII concorso internazionale di poesia "Olympia Città di Montegrotto Terme-Sezione Speciale 2007 Poesia Donna"
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