Ammainate le fruste vele raccolto sartie e stralli attraccato a una gomena è il veliero della vita che acqua imbarca da ogni lato; di aggiustamenti alla chiglia o alla carena ne abbiamo fatto tanti or increduli pur siamo qui in uno specchio d'acqua morta a chiederci se poi infine sia valsa la pena tenerlo a galla. Eh si! il fasciame è troppo marcio e l'affondare è solo un attardarsi che a mala voglia si rinnova. Nella volubilità dell'accadere senza croce né fede sciabordammo tra flutti di presente passato futuro fossimo a babordo o a tribordo poco o niente mai limpido si mostrò al limite dell'orizzonte fatuo a noi marinari attoniti testimoni di gommoni e affondi e mai invidiosi di regate traversate e navi da crociera che ostenti su azzurre pagine disegnavano strie di illusioni.
Si annerirà del tutto il cielo infurierà una burrasca prima o poi: esausti e vinti, relitti inerti tra le fauci del gorgo spariremo. Più che mai oggi sappiamo che quanto conoscemmo o farneticammo -tinto di ottimismo o pessimismo- fu appena una goccia d'acqua e l'oceano ciò che ignorammo, che nell'oscurità dell'abisso ineluttabile affonda e si silenzia senza senso ogni vita vagheggiata. Si, anche dalla stiva buia sentivamo o l'avevamo intuito che pur se non si mostrava a pochi passi la morte volteggiasse che balordi sarebbero finiti i colloqui gli screzi e le schermaglie con le ombre!
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