Evocai il di lui sorprendermi, talmente assiduamente, che spicchio di solar bagliore, prim'ancor d'esser partorito dal grembo aurorale, vestendola d'oro e altresì di purpureo chiarore, procrastinando lo smodato calore e all'arco di giornata ritardando d'arrancare, venne alla luce, alquanto sbalordito.
Col segno zodiacale, soppesai il silenzio, onde salvaguardar eterna solitudine, ombreggiante proprì apocalittica essenza, al fin giammai di sacrificarmi all'impudico nulla. Ea triste, il suo lagrimoso volto, m'arrecava tristezza; per indefinito tempo, prospettai me stessa compagna d'essa.
Di tenebra, tessuto e da rivelazione, gettato, muto, il velo suo rimase al suolo quand'a me perfetta s'ea palesata. Sordo al silente abbandono, niuno lo vide né lo fece suo, in virtù della speme nutrita verso realtà amica.
Or il vespero attendo, empiendo l'attesa d'evidente tinta evanescente coniugat'a impietoso tremore del corpo, fintanto ch'in periodico apogeo alfin appare, Luna Nera ribelle e selvaggia, archetipo d'istinti e pulsioni, dilaganti tuttora nel ventre che guarda.
Per quanto solitudine imperi, è sciente ch'essa sia fatiscente. Luna Nera t'imploro: Orsù, impetra l'Adamo, che soggiaccia quest'Eva ch'è pronta, pur non oltre il piacere, pur non oltre l'Amor essenziale.
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