Chi era colui ch'attendeva la morte, sotto un cielo dannato di ombre? Chi era colui ch'era pronto a soffrire, perire, qual segno estremo d'amore? Amore schernito e svilito, smarrito, in oceani di macchie sommerso. Tormento, nell'uomo nell'orto di ulivi sul far di portar la sua croce su spalle piagate da nerbo scandente lo strazio nel tempo. Dolore traspare da sguardo immortale, sul volto bagnato di sale; corrugata la fronte abbassata in preghiere all'eterno suo Padre; silenzio, al posto di sante parole. Il Dio umanizzato scacciava il plagiante serpente dall'ara del male, cosicché consacrarla all'inverso potere. Onorando l'intento divino, l'agnello attendeva la sorte, qual Figlio del Dio universale, da bocca di "roccia" sortito allorché non ancor rinnegato l'aveva. Il tempo impietoso arrivava a sancirne la fine, omicida di vita carnale. Chi era tal uomo diverso, che, scontando i peccati del mondo, trasudava martirio e perdono? La corona pressata sul capo reietto... Qual fonte di stille di sangue, lui stesso ogni spina conclamava reliquia. Chi era colui che, aspettando la morte, invocava suo Padre, sotto un cielo dannato da ombre?
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