Ho pagato un riscatto alla vita, il ventre velenoso di silenzi demoni infilzando, nel nauseabondo nosocomio di inscalfibili tristezze. Rantolano odori acri d'incompiutezza Sui deformi ruscelli di ecchimosi pur fanciulle. Gemente odo Il nevroso ondeggiare dello scapestrato Agitarsi in faville di cancerogeno fango Che recondite furoreggiano In cellule prostrate All'incapacità di ricamare salutari oblii. Quando più non scorgerai Alla croce in cui credevi avvinte Le preghiere ch'il tuo abulico soffrire intarsiò Allor ti celerai diacronico Tra le siepi infuocate di parole impotenti e vane. Del rovistar t'avanzerà l'insano disio Tra gemmazioni di illusorie ripartenze D'un fiabesco stagliarsi ostaggio Tra cime di neve assonnata e distratta. Tacer non saprà né vorrà L'impronta dell'arcaico peregrinare Su cui le spoglie della fantasmica autorealizzazione Narcotizzate danzano e si estenuano.
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