Mi tramortì un duro diniego l'amore offeso vidi in agonia era un giorno di gennaio la vita mia sentii gelare. Dèmoni vissero nel petto si agitò demente la mente la bufera scompiglio la quiete con ferro e fuoco devastai; nel delirio, il simulacro della donna per cui vivo poi con carezze orribili sfiorai il suo cuore incominciai a lapidare. All'amaro calice bevvi, piansi lame affondai ferii e feci soffrire a trionfo d'ira mi accasciai. Ah dove può follia d'amor portare! Non essere me quanto mi è costato! Sentirò mai più finestra d'amore che si apre al fischiar del mio cuore? Oh bocca senza più baci sonno che mi è negato! E questo dolore da sopportare una partenza che forse non avverrà lo sporgermi in cerca di qualcuno la condanna che devo scontare. Perdono di amore dilaghi per questa fragile spina dorsale che non seppe un giorno superare mancanze di luci, al cielo che scagliò grandine ancora guardi chi vi scorse una stella ciò che funghì in fiore si tramuti. Non leghiamoci a ciò che annera la mente ché v'è sempre un bianco di grazia nel cuore e quel che fu e avvenne non è nulla di questo.
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