Nel rasserenante paese abitato da mordenti desideri nella piazza del cuore come usavo fare da fanciullo delle zolle di zuccherò vorrei comprare e per un po' addolcire l'acre malinconia che oggi mi tiene compagnia. Al banco dei canditi sogni con un tronchetto di liquirizia rifarmi vorrei l'anima e assaporare il frutto raro che afferra il dolce senso del ghiotto davanti a una gremita fruttiera. Uomo, chi vorrebbe che il cuore al dolore si torcesse e la tristezza amara l'anima facesse? Ma se chiusa è la credenza di golose dovizie, se la chiave non hai e non credi al miracolo che infranga il vetro blindato che dalla felicità ti separa, se non disponi di un grimaldello solo fantasticare sull'ultimo fico secco ti rimane! Sull'inaccessibile contenuto che il cristallo dei sogni ti mostra appena azzardi qualche fantasia, aspetti che arrivi il sonno sedativo che anestetizzi le papille gustative e a tacere metta le tua brame. Poi quando ti risvegli, ciò che vedi è solo il vuoto, sospeso nel vuoto le ali non servono: mancano le correnti ascensionali! Così, davanti alla delusa mira a ruotar, te ne resti in moto circolare.
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