Quando solo ti senti e l'ultimo malinconico spinoso passo di spirale serrandosi ti avvolge e l'animo costringe in oblique tristezze, finisci col tirar pugni nell'aria o sputarti allo specchio pur di sottrarti ai colpi mortali che il dolor vibra al tuo esser vivo. Ad altri dir vorresti di te, delle tue pene... dell'esilio forzato del cuor che indomito non si prostra al corteo d'ombre dei giorni vuoti che passano morti lungo i viali che un tempo furono della giovinezza. Murate restano le parole che sulle labbra mute, come semi rattrappiti in aride zolle, agonizzano inerte. Ignorato dal mondo che con sguardo idiota senza guardarti ti fissa, soffri e contorci te stesso cercando di rifarti le forze, riemergere dal gorgo e aggrapparti all'istinto che trascina alla vita. Al vano gioco ritorni: altre albe verranno dalla volta trapunta di stelle! E se anche la ruota del torchio che le speranze macina non si inceppa, se anche non cessa l'ansia che ti fa infelice, nel sogno amico aspetti che qualcuno raccolga l'opaca sorte che ti inserra per trasformarla in un brivido di luce.
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