Infiorare avrei voluto i nostri giorni e il tuo capo infrondare con altri allori, il denutrito cuore saziare con bacche di gelso e more ma... solo accartocciate foglie e lazzi frutti di seccato legno oggi appena so darti in dono! Viene il momento in cui tutto agonizza e ogni cosa, esangue vacua si scompone, da roghi morenti che non si avvivano crepitii più non ascolti e nell'anima ammalata, che non sa più stare in piedi, solo silenzio di ceneri sale e rimane. Altra foce non ha questo mio male che fiotta con ardita foga se non l'infinito chiuso del vuoto. Ma nella fedeltà che non muta, dall'ammutolito mio fagotto, per uno stretto forame un filo di speranze, fluendo a te conduce. È da questa mia prigionia che aspetto un gesto tuo, che pane d'amore mastico adagio e capriola qualche speranza; è qui che qualche foglia ancora riparo trova dal vento; è in quest'ombra che un sasso non si arroventa fissato dal sole. Pur se ambiguo e scialbo appare il sorriso del domani e specchio d'acqua il volto sereno non rifrange, ignora lo stesso il mugolìo che da quest'oggi in fuga tu odi; sfollato da un tuo bacio il lagno rauco del mio gemito, inudibile, si allontani via dissolto!
Quando si giudica una poesia non basta guardare ai sentimenti espressi dal poeta, ma soprattutto a come quelle emozioni, quei pensieri si compongono in immagini.E a me sembra che questo poeta abbia tratto una proficua lezione dalle letture fatte, distendendo in immagini originali il suo sentire , anche se non sempre si fondono in ritmi fluidi.
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