Del difficile mestiere di vivere come te, poco e male appresi: spezzare il cerchio della solitudine oltre l'ozio guardare la luna e i falò appieno comunicare con gli altri scovare una fida compagna foggiare amore e illusioni emergere da un torbido domani precluse attività io le riconobbi: goffo, tutto mal intesi negli anni. Tu forse più di me sapesti che se ben interiorizzati e seguiti (assecondandone il ritmo) soffrire diventa meno caro e l'esistere si fa desiderio continuo che vuoi appieno godere. All'alba, all'invito degli eventi sorridendo al sole che ti guarda ti persuadi ad andare per il mondo: un viluppo poi segue volubile frana si sfrangia e smentisce quanto strepitante avevi creduto. Se vieni ai ferri corti con la vita bisogna che raschi con perizia la pruina delle illusorie apparenze per trovare un senso a quanto ti accade e metterne in luce la vera sostanza: il significato supertemporale il rinveniente che non si racconta il pathos sgusciante che non si descrive l'esaustivo che giustifichi e plachi una vita febbrile scondita e rapinosa. Ammettiamolo pure senza sforzo: bisogna ben conservare la speranza e attizzare l'abitudine di illudersi non irrigidire l'elasticità istintiva se vogliamo con gusto sopravvivere se non vogliamo già stenderci stanchi, consapevoli e più lucidi, nella fossa tombale del nulla.
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