È un nuovo giorno, albeggia. Strisce di luci tenui emerse dall'orizzonte annunciano e dischiudono un nuovo giorno. Adagio, dai pendii, migrano nebbie mattutine; i suoi giri perpetua la ruota degli eventi senza posa. Su erbe intirizzite da brine, calano e poi d'improvviso si involano gazze e passeracei solitari; di tanto in tanto, chissà da quale punto, giunge un impeto di vento e si allontana, si tinge l'azzurro di colori prediletti e rari. Lontano dai ritmi imposti dalla città operosa, con occhio gaio, in una radura di molli zolle, già bivacco con i miei pensieri. Non un blando brusio, non un fruscìo corrompe la solennità del silenzio che dilaga; spettatore resto di una quiete inusitata. Ah il ricomporsi della semplicità delle cose, il sollievo dell'orecchio dagli insulti rumorosi, le fragranze dei profumi campestri, la quiete dell'aria pura che altro respiro al petto dona! Lieto sono di essere presto fuggito dall'insolente erompere dell'aspro rullare di umani strombettii scordati, dall'invivibilità dei chiusi recinti di case, dal timore di essere pressato malamente da calca umana. Starsene soli ogni tanto, riscoprire un senso di vita smarrito, affrancarsi da un sottile e celato affanno che opprime il cuore, udire chiaro e secco il richiamo misterioso dell'immanenza, fermarsi per un poco su una piazzola del ripido pendio della vita e ammirare la terra e il cielo prima che un moto ineluttabile mi precipiti senza avviso, codesto tante volte è baluginato tra le mie brame. È solo nei brevi momenti in cui ci riappropriamo di noi stessi che avvertiamo l'infinito perdurare di un attimo, che spezziamo i reticolati dei nostri confinamenti e corriamo, corriamo tra distese di emozioni con una dolcezza e un tepore nel petto dimentichi di essere... atomi volatili del vivente!
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