Spesso e a lungo, con vecchi e giovani ho conversato: le iperboliche scorribande di un pensiero inquieto e inappagato per un po', loro malgrado, hanno seguito. Sorretti da certezze, stabilizzati e ancorati, ad un dubbio non hanno oscillato, paventato un possibile sospetto all'insinuarsi che qualcosa pur non tiene hanno scartato l'idea che una bolla d'aria teme gli abbracci degli uomini senza dei o demoni e che mai poi arriveremo nel mezzo di una verità in cui si veda chiaro. Nessuna sorpresa, c'era da aspettarselo: non si differisce da ciò che si è, come paratie ermeticamente chiuse le convinzioni, tengono! Dopotutto, insidiare una mente per minare una radicata sicumera da tempo accreditata, agitare il frullino nella testa di un altro e costringerlo a domandarsi della vita non è buona cosa, né aggrada. Se si scuote dal sonno un acquario le turbolenze intorpidiscono ciò che è limpido e noi, vogliamo sempre vedere chiaro; godere la dolce ignoranza che ci fa felici, tenere a bada il fioretto invisibile che ci trapassa. E così tutto accade perché siffatto deve accadere; la ricognizione sulle cause del perché del nostro stare al mondo la si lascia ai pazzi o ai singolari, il tempo non impegnato, edace, è contingentato e... ben altro abbiamo da fare!
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