Nel canestro dal bordo sfigurato i frutti estivi ormai son rari l'autunno già serpeggia tre le foglie, improvvisi piovaschi dispettosi cancellano gli ultimi i rabeschi sulla sabbia incisi, timide folate rinfrescano l'aria. Il cielo azzurro acceso di sole rimpiangeremo quando l'inverno arriverà spargendo gelo tra i rami. Qualcuno, conosciuto sul lido e a cui abbiamo stretto la mano siglando un arrivederci irripetibile, certo più non incontreremmo se mai domani tutti ritornassimo al mare. Chi mai tiene i fili delle stagioni, chi all'impazzata spara pallini minuti nel mucchio che si attarda ignaro! Lungimiranza spiegaci l'arcano che assottiglia il fascio degli umani: dove mai sarà chi più non vedremo quando un altro giro avrà compiuto la girandola solare? Forse nel mezzo del cielo avrà trovato la sua dimora e noi rimasti quaggiù da lassù additerà inviandoci un saluto. Come atterrisce e si prolunga l'evoluta delle cose perdute! Dalla memoria, sbucherà un dì il ricordo di colui a cui parlammo da vivo a vivo, di chi ci ha preceduto sulla linea di arrivo nella maratona che ha per traguardo l'ultimo vuoto. Passiamo, passiamo senza poter restare!
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