Taci stupido orgoglio smorza l'insorta rancura che deluso come fuoco mi brucia! Inviperito non sospingermi abbuiato sull'orlo del pendio che scoscende fino alla fossa: abboniscimi, giungere là non voglio così infangarmi non posso... Pur se amor in petto infuria ma nulla lo cura o la carezza di una mano lo sfiora, ancora zitto zitto nell'ombra restiamo e facciamo finta di niente. Impietoso non ricordarmi che offrir volevo in dono a chi non sapeva che farsene l'oro colato dai miei sospiri. Luce non può raccogliere chi ha già occhi chiusi fragore di cuore non scuote il sordo: sasso egli resta agli scoppi di spolette d'amore tutto assorto nel suo torpore! Ah cuore, cuore immiserito come ieri non te ne sei accorto! Randeggiare, non approdare questo ci poteva essere concesso... quando avvistammo l'isola dei sogni! Dopo affondo per vortici d'assenza ora puro marame ogni riva ci respinge; sull'animo da inganno fatto diaspro un soffiar di giorni cosparge le spente ceneri di un ultimo ceppo di illusioni! Taci, taci impennato orgoglio attizzato e indignato non insorgere non inveire contro l'Invisibile o chiunque altro umano fariseo che appostato nel silenzio ci derida! Andiamo, proseguiamo pure... spogliati di miraggi e di speranze continuiamo il gravoso viaggio. Dalla prigionia del corpo sforziamo un sorriso; finti vivi e maschera, affettiamo un cordiale gesto di saluto rivolti al passante ignaro che incontreremo domani; a chi estraneo, al cuore mai appuntamento potrà dare.
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