Afferrami alla vita, uomo. La cengia è stretta. E l'abisso è un risucchio spaventoso che ci vuole assorbire. Vedi: la falda erbosa, da cui balza questo zampillo estatico di rupi, somiglia a un camposanto sconfinato, con le sue pietre bianche. Io mi vorrei tuffare a capofitto nella fluidità vertiginosa; vorrei piombare sopra un duro masso e sradicarlo e stritolarlo, io, con le mie mani scarne; strappare gli vorrei, siccome a croce di cimitero, una parola sola che mi desse la luce. E poi berrei a golate gioiose il sangue mio.
Afferrami alla vita, uomo. Passa la nebbia e lambe e sperde l'incubo mio folle. Fra poco la vedremo dipanarsi sopra le valli: e noi saremo in vetta.
Afferrami alla vita. Oh, come dolci i tuoi occhi esitanti, i tuoi occhi di puro vetro azzurro!
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