Non so cosa io sia o sembri non mi congratulo con me stesso né mi infirmo o mi confermo appena mi riconosco talvolta fuscello trasportato dal vento sui pendii del tempo. So, a mie spese, che il vivere è un grattacapo da vertigini e distinguere, se sei stato fosti o diverrai è impresa impossibile e avventata. Senza orientamento si ondeggia tra intrighi di supposizioni con altri te stessi mai compresi. Imperfetti o perfetti ci si declina a secondo del momento e il distinguersi nella chiarità è solo l'ameno artificio per raggirare un nulla opaco che senza fisionomie ci ritrae. Se ritrovi e fissi il verso della tua vita svalutata c'è sempre poi qualcuno pronto a mostrarti il recto e così tra conversioni per riapprezzarti ti esamini; ma il titolo non cambia a seconda del contesto e per la precarietà pregnante non ci sono cure salvifiche né le parole ancor dispongono dell'obiettivo con cui scattare l'istantanea che mostri integre le luci, le ombre e i colori dei paesaggi attraversati dal cuore.
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