Aveva accorto scandagliata tutta la sfera cupa il tuo cuore impietrito cercando pertugi e fessure da cui traspirasse una luce. Or sguscia e riappare il sereno dallo squarcio inatteso dietro fioccose trame di ragnatele. Disgregati, diffusi nembi si sfilacciano, già lontani si disperdono senza tracce: al chiaro si converte lo scuro neonate immagini ti ridono. Camminante, pur solo ricolmo sei d'infinito! Alacre ti si spiana l'illusione fermenti risalgono dal cuore; ti racconti, fatto diverso. Vivere vuoi e ti ritempri, come posseduto ti scagli sulla vita, ne spii gli atti per impedirle di rimordere di sciabordarti ancora! Ai polsi alacre preme la volontà primordiale che accalda e avvampa; il tuo volto, disteso è or al par di quello arrossato di divertito invitato che goda una festa in atto. E quando pur l'ombra fluisce e ritorna allo sgranar di mesti ricordi ancor barlumi scoccanti scorgi dalla radura ove bivacchi se scruti la sorella notte che sentinella del cielo fiduciosa come or tu fraterno cambio aspetta dal puntuale giorno.
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