È quando la vita qual carcassa di sogni e di speranze orrida appare e mi spaventa che al rifugio del tuo amore corre il cuore mio tremante. Fuor di esso non troverei nulla: uomo, finito, consapevole di essere per caso a questo mondo, oscurati agli occhi l'erba, i monti il cielo e il mare corpo in attesa di essere calato in un sonno profondo, stramazzerei all'insensato e disumano. È accanto a te, reale o immaginata, che come nuvole al sole si disciolgono i miei grumi di paura e l'animo ritrova accenti note e toni; è come un risveglio, più di un altro nascere, da cui sia bandita l'irragionevolezza del vivere, il ritrovarti e sentir che sono. A te mi appoggio come ad un muro quando il peso dei pensieri mi stanca: poi s'appressa si erge e urge il bisogno incessante di toccarti di avvertire uno sfioro di carne viva che mi risparmi da un annichilire. È codesta possibilità di amare che mi offri che divino scrolla l'improvvisa paura di svanire e inficia le malefatte del tempo. Angelo salvifico, non si dispiumi come flabello al vento il prodigio che ci bacia, fasci di luci intensi giungano dalle tue pupille e tutto ancora non ci sia negato nella inauspicata congettura che si acceleri il passo della vita.
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