Una breve discesa in mezzo ai rovi. Lumache se cadeva qualche goccia d'acqua. Un carrubo in fondo alla strada. Correvo, bambino, più forte se qualche cagnolino abbaiava. Si alzava la terra sotto le mie scarpe.
Entravo io, veloce in quella vecchia casa senza bussare spingendo la porta socchiusa con le mani.
Mio nonno seduto dinanzi ad un tavolo rotondo, immobile, in silenzio, mi aspettava per giocare a briscola.
Come sarebbe stato tutto diverso per me se fossero uscite altre carte!
Mio nonno mi ripeteva un antico proverbio. Io non ne comprendevo il significato e continuavo ad accampare scuse, a recriminare, a cercare, assurdamente, fuori da me stesso la ragione delle mie sconfitte.
Perché perdevo sempre, allora, ma tornavo a casa contento per qualche pezzo da cento lire che scivolava in tasca.
Passò il tempo, il fuoco fece ardere il roveto, la casa fu venduta e demolita. Se ne andò un giorno, mio nonno, mentre mi trovavo a scuola.
Mi rimase una sua foto: lo sguardo fiero, l'aria austera, l'aspetto da vegliardo imponente con le medaglie di Vittorio Veneto appese al colletto della giacca.
Ora continuo a lamentarmi per le carte che non escono. Ma, non sono più contento di perdere.
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