Sento quel vacuo senso d'infinito che alimenta la marea del nulla come fiore di ciliegio in attesa d'una primavera che più non rifiorisce.
È l'apnea il rifugio delle mie utopie mentre il mondo scopre nuovi boia ed i giorni sono uteri feroci che del mestruo han fatto il grido di battaglia.
Non ci sono rose non ci sono giardini solo le verdi lusinghe del petrolio ad alimentare oasi di cemento e tutto attorno in astinenza d'ossigeno lo sciamare di rifiuti animati e cervelli inermi in file disadorne su propaggini di coscienze mute.
Sento le tue mani su di me mi accorgo d'esser vivo in un contesto di paralisi e tutto attorno rinasce l'euforia d'un canto nuovo come concerto di rose allo scoccar di mezzanotte.
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