Specchio, fedele amico, custode di speranze e di segreti, cui confidavo pensieri e desideri, come fossi tu un diario, a parole, narrato. Memore d'una beltà di cui restano tracce sul viso, mi scruti, non vedendo più il mio volto, bensì ciò che, dentro, è ben nascosto, quel che io non sono in grado di vedere. Una grazia ora chiedo, invocando il tuo aiuto: rispecchia, anziché l'aspetto deludente, l'anima mia, di luce rifulgente, dacché possa giovar conforto l'immaginar d'esser sempre come allora. Priva di facoltà d'arrestare l'impietoso tempo, rifuggir anelo all'io che all'apparir è sconosciuto e sento d'agognar conoscere il mio spirito, l'io vero. Tu già lo hai fatto, non esser mentitore, lascia ch'io rifugga al fatiscente reale e mi rifugi nella speranza ch'io sia anima immortale e non di sola labile spoglia creata. Lascia ch'io possa chiamarti ancora "amico" e non "nemico", finché avrò un anelito di vita. Ascoltami, ti imploro, lasciami veder ch'io son davvero e non domanderò null'altro al mondo. Son forse un angelo? Dimmelo, ti prego.
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