Tetro percorso, colline che osservano dove il sole perisce alla notte. Unghiate d'orso sulle travi sognando dispersi. Il gelido vento fra cerchi di rose confuse in un confinato giardino dimenticato un dimenticato mondo. Paese la sera bruciato di giorno. Da dove arriverà la voce da dove il suono di sillaba contrasterà il canto del soffio che piega gli alberi. Da dove il mio io confuso dovrà dire: ci siamo persi. Persi per sempre. Dimenticati. Da dove quel suono urterà la galleria per disperdersi. Da dove proveniamo quando andiamo? La pioggia il divenire e il giorno il sublime costato sofferto di lancia, il tuono e la tua rassegnata consistenza. L'anima e il serpente la rosa tatuata, sul fondo dell'abisso dello stretto incunabolo in un night club, la gioia soppressa, da lacrime da sogno in una realtà odierna di fashion dove lo stesso sogno finisce, schiavo della brutalità e dell'invidia. Strane correnti ci deportano ai sottecchi di sogni mal condivisi in notti di insonnia prive di sesso. Il testamento spirituale di un senza testa. La voce che inseguivi da bambino per i corridoi fino al bagno, la stessa che sapevi avrebbe cambiato la tua vita per sempre. Strane correnti ci deportano ciechi. Sulla porta della stessa strada naturale, eravamo tutti coinvolti da strutture familiari per uscirne con le ossa contuse. Dita costrette da unghie corrose a una marcia corteccia.
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