Dal cielo, fredde lacrime digradano, su di me, quali amorevoli carezze, lungamente attese, di materne mani, che, le guance, inondano e, ad altre, dal salato sapore e dal tenue calore, si confondono, scivolando giù, fino a dissolversi nell'acquitrinosa pozza, di cui, il viaggio va ad iniziare, per lo stretto canale, indi, al grigio fiume fluire, onde sfociare nell'impetuoso mare, dove, del mio pianto, il sale a quel marino, far unire. Languida rosa, fra le mie mani, che, nelle tue, avrei posato, mia dolce sposa. Sussurrato, ogni suo petalo, ti avrebbe il mio amore, che tu pensavi smarrito, per errore, bensì, con la morte, non ti abbia tradito. come, all'inverso, hai fatto tu, che l'hai bramata, cercata, trovata e, con lei, sei partita, senza me, meschino, per un'altra vita lasciandomi qui, solo, confuso e affranto, col rimpianto di non esser morto, avanti a te, dacché, in Ciel, ti avrei accolto, con questa rosa fra le mani, che sfiorirà prima di domani.
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