Volevi volare … e correre sull'erba e sulle onde del grano verde; ma incurante ai tuoi piedi è la terra. Volevi accarezzare l'acqua … imbrigliarla nelle mani prima del salto del guado e cogliere l'argento del fluire; ma ai tuoi piedi son solo pietre asciutte. Volevi tendere le mani dove lo sguardo bacia l'orizzonte del mare; ma era statico il pogio ed ai tuoi piedi s'apre … il baratro. Volevi porgere i tuoi pensieri con il sorriso dell'iride degl'occhi librarli in volo con la carezza delle ciglia; ma ai tuoi piedi sono cristalli rotti. Volevi affidare al mare il vascello dell'anima e farlo gorgogliare tra le sue schiume; ma sconnesso tra neri scogli lo risputa un onda vuota di pietà. Cadono lacrime e tiepide stentano nella piega del tuo viso; svanisce il verde del grano l'orizzonte sul mare i tuoi sogni lontani.
Volevo solo precisare che il testo qui riportato è la traduzione di "Vulii bulà ..." espressa in vernacolo Sardo/gallurese.
Vi allego di seguito una mia poesia che nasce in Italiano.
Fragili bisbigli
Frangono
fragili bisbigli
di qualcosa che cade
o ricade
su gretti di pietra;
sotto sguardi di cielo
che stendono
schiume di mare
su fili di pensieri.
Frangono
nella breve gestazione
tra la profferta
e la flebile eco
che sadagia
sullarchetipo palpito
dun sasso.
Frangono
su scogliere;
residui diaframmi
tra riviere ammansite
a sciame darenili.
Frangono
nelle metafore
di tramonti accennati
senza colori
che affogano nella vagina
di albe supposte
a fecondare umori
orfani di riscontri.
Dal distillato di sogni
che sfuggono a risvegli
si condensano nuvole
per dare casa ancora
al senso della parola;
ipostasi diuturna che saggrappa
ai fragili bisbigli.
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