Gli ultimi pezzi di ghiaccio, sciolti tra le scorze d’arancio, vorticano con i miei occhi che indietro nel tempo li inseguono; squillano ancora le voci, stesso luogo, ma altri momenti; immensi rettangoli di vetro e strade che scheggiano, di là colossi d’ali si librano, poi case con chiome di montagne, sfumando, senza pause, questa macchina infernale sovrappone, confondendo, anche nell’edera abbarbicata, pendula e cadente su lastre tagliate nel cemento; parole sommerse riecheggiano, sussurri flebili, scivolando dal buio, si spengono; lì, davanti, seduta, nel bruno che luccica, i chiari e i rosa dipingo distesi a sfiorarmi, sognanti gli istanti di nessuno.
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