Sei giunta agli estremi confini della mia profondità, e ora che ho perso, ogni minima cognizione, dei giorni e della consistenza Sono nudo, spogliato, oltre il limite del senno, in te mi schiudo come tenera spiga di grano, che dallo stelo affiora indefinita e rigogliosa Possiamo coglierla, respirarla, conservarla, mentre i venti ci soffiano, verso terre agl'occhi ancora ignote Ove il respiro timoroso, tende quasi a fermarsi E nel richiamo della brezza, già attesa nel tempo dolcemente piegarci, baciandoci perdutamente l'anima.
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