"La vita è un'equazione con troppe incognite, dove non basta dimostrare di avere solo i numeri..." usava ripetere il professor Concetto Di Somma, docente di Matematica in una frazione di Cento, provincia di Ferrara e figlio di un fattore di Potenza, modesto contadino della Basilicata.
Fin da ragazzo, coi compagni, c'era grande differenza: lui studiava con costanza all'ennesima potenza. Un alunno intelligente con altissimo quoziente e nei calcoli a memoria era il massimo esponente! Conobbe una ragazza, che aveva meno anni, con cui divise presto le gioie con gli affanni.
Pensò di aver trovato la formula corretta di un sodalizio forte, sereno e con affetto. Ma presto saltò fuori la grande differenza con lei che discuteva ormai del più e del meno: un dì s'accorse allora che per avere il seno con lei doveva sempre parlare di tangente.
Benché moltiplicasse gli sforzi e le fatiche si ritrovò da solo ad affrontar la vita, persino quando corse quel giorno in ospedale per un'operazione a un calcolo renale. Ed ebbe fine presto quella sua vita triste la sera in cui tornando dal dentista, per l'estrazione di una piccola radice, trovò nel letto, impavida e felice, la sua metà, tra le braccia di un terzo.
Non accettò quell'odioso triangolo e preso dal dolore salì sulla vettura morendo in una curva in quella notte scura.
Di lui rimane oggi soltanto quel pensiero scolpito dai parenti nel vecchio cimitero: "Uomo retto, dall'intelletto acuto, perito in una curva col suo dolore muto!"
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