Come mai potrò rappresentare me stesso in un teatro, raccontando le mie invisibili follie legate da versetti di un poeta ignoto, che parla ascoltando il suo sottofondo musicale con cui tiene il tempo quando, da seduto si alza ed incomincia ad elargire con le braccia, brevi imprecazioni sillabate di motori al pieno delle forze col rischio di esplodere in tante piccole schegge di storia parlata.
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