Ulula il vento, non si cheta, incalza, ora alberelli piega ora altri innalza, ora a dritta soffia e ora mena a manca e donde passa d’ogni cosa ammanca.
Le foglie da su gli alberi divella in ciel le innalza e, poi, le mulinella indi le abbassa fino a fondo terra tante ne innalza ancora, altre sotterra.
Ingagliardito di sì tal possanza verso l’annosa quercia, forte, avanza ma per quanto soffia, urla e si lamenta, per quante volte l’assalto ritenta
della sua forza sente il fallimento. La quercia resta là, non ha spavento e del rabbioso vento par che rida mentre immobile accetta quella sfida.
Rùgge, ora, il vento, freme, si tormenta, s’innalza, s’allontana, indi, ritenta, con furiosa lena, di poi, si scaglia ma a contatto di quercia si frastaglia.
Son radicata qui da trecent’anni immagina se temo te e i tuoi danni; così la quercia sussurra all’udito mentr’esso di tal possa inorridito
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