Legno e mare non hanno tempo, Vivono di un brulicare d'onda Monotono ed irrequieto, Testardo Come un cuore piromane Che mangia la macchia E divora la selva dell'anima. È sul legno, ricordi, Che i nostri cuori abitarono La stagione dei fiori, Germogliando dal caos E da un parto infausto Del cielo. Su quel legno inumidito di lacrime, Talvolta arso d'amore, Costruimmo una palafitta incrollabile Di noi. Il mare ci osservava Piangere a gocce l'orizzonte, Insegnandoci la vita. Quel mare che guardi, ora, Con entusiasmo bambino. Ha unto la nostra carne Rubandoci l'essenza In un tramonto. Legno e mare non hanno tempo Anche tu lo sai Che aspetteranno la cenere delle nostre anime Affidata al dondolio di una risacca. I. R. f.
Commenti