C'è un mostro che graffia. Si nutre, beve e mi assaggia. Ha gli occhi grandi e pupille che riflettono l'infinito. Dita lunghe e unghie scheggiate che tranciano la notte. Quando dorme, io vivo bene: mi alzo alla mattina, faccio colazione con i mei sogni, burro di emozioni e marmellata di vento sopra fette biscottate fatte di nuvole. Vivo ogni giorno come se fosse l'ultimo, corro a perdifiato lungo la collina fino a che ogni respiro è fuoco e ogni battito di ciglia sabbia. Corro a perdifiato verso una meta che non conosco ma che vedo in lontananza. Torno alla mia casa di marzapane e stelle e mi riposo cercando di fare miei tutti i momenti del giorno. Intanto assaggio la notte.
Poi si sveglia.
Sento i denti allargarsi in un ringhio. Tutti denti uguali, tutti canini, le unghie lacerano a fondo mentre gli occhi si voltano a guardarmi. Lo stomaco si apre in un buco nero, le braccia faticano a muoversi e le dita cigolano. La testa si svuota mentre il nero nelle viscere inizia il suo gioco. Non posso fermarlo. Ci provo ma è troppo forte. Mi tengo la testa tra le mani e cerco di urlare. Sento i capelli muoversi al vento e capisco che ha preso il controllo.
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