Amico del giorno che sempre ritorna fratello dell'oggi che eterno sarà, dicevan mai tempo sarebbe bastato a sondare quel mondo inaudito che nella tua testa ospitavi; per altro invece è durato, per compiere giorno per giorno quell'io generoso e solare che mai lascerà i nostri cuori afflitti d'impresa mancata: non esser riusciti a tra noi trattenerti.
Come dopo lavacro battesimale eri pronto all'estremo momento ancorato all'abbraccio materno accordato a tua sposa angosciata; se timore l'evento poteva recarti non c'era occasione di averne coscienza.
Un fremito quieto m'assale repente se oso pensare a tutti quei segni che solcano gli ultimi giorni di questa tua vita terrena: la casa agognata ed ora rifatta, i pacchi di carta man mano scomparsi, la fede serbata e più ritemprata, la prima influenza accanto alla moglie, i volti dei figli al computer fissati; e così concluso il finito librato ti sei in quell'infinito che scorgere amavi su in alto.
Tu immagino che le parole, dolci e ritmate là sull'altare, nel cuore a Valeria hai ispirato, icona superna di tragica donna, conforme a Madonna del pianto ritta nel banco di fronte alla bara quasi a volerti cullare.
Incline a finire non era l'estate prima che un segno ti desse e così ha regalato al tuo funerale l'unico tempo che avresti gradito: sorpresa all'uscita di chiesa i raggi a inondar di tepore i cuori silenti di tutti le membra ahimè inerti di te che fermo quasi mai stavi.
Disegno a me sconosciuto dal male ti ha preservato, al fine che tu diventassi un seme fecondo di bene e più mi rendo convinto che un compimento si svela; se altro fare non posso, almeno a me si conceda donar di saggezza le rughe ai cari ed amati tuoi figli, nel vivo ricordo che spesso parevamo stupiti fratelli.
A me oggi non piace saperti ove il sol ormai più non rallegra, esitante avvicino il tuo marmo, ma salda mi afferra certezza che anche per te veramente, alla pari di chi ha creduto, la morte non è una vita lasciata ma l'attimo atteso in cui Uno pronuncia "Vieni con me".
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