La strada era finita Sotto di lui profondo il precipizio Aspettò la calma del suo respiro affannato Chiese a se stesso se laggiù era l'inferno Alzò gli occhi al cielo Ali non ne aveva La sua meta era giù in quel burrone Nessun essere errante su questa terra È proprietario di ali Sol parvenza Anche per gli uccelli Pur essi destinati un dì a precipitar nel fosso Se del paradiso dimora è il cielo E alla fine di affannosa corsa Niente e nessuno può volare in alto Meta di tutto è il profondo nero Che al di sotto aspetta a braccia aperte Anche l'illuso che credeva d'aver le ali Nascere Affannarsi nel tempo che scorre Ridere piangere Gioire soffrire Dormire svegliarsi Luce buio Vivere A lungo o per poco Fare o non fare Tutta assurda inutilità Ogni essere nato Da ignota mano tirato a sorte Arriva su quel ciglio Un volo senz'ali Spegne la luce ad infinite domande Senza aver risposta Al perché della sua vita.
A me piace molto questa poesia. In essa c'è un'accorata descrizione dell'inutilità assoluta della vita di tutti... e del mondo, nel suo intero complesso. Non ho visto, fino a questo momento alcun commento su di essa... può anche darsi che non arrivino mai... ma questo, per me, non ha grande importanza. Spero che questo bel sito decida di pubblicare anche le altre mie poesie che ho da tempo proposto. Per me sarà già una buona soddisfazione!... Un caro saluto a chi si trova a passare da queste parti. Gianni Berna.
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