Quando ch'ancora il latte mi donava persi l'aggrappo a lauta mammella di quella nobile figura dolce e bella che sopra al core suo mi dondolava. Un dì per smisurata malasorte in fretta si partì per luminosa via lasciandomi di nettare desiosa alfin di Dio venire a maestose Porte.
Inver con me voleva ella restare ma divin Forza al ciel la fa carpire e a nulla valser lo suo reagire né le suppliche mie per fer voltare. Troppo piccina per attaccarmi a Te, Madre Divina, che se possanza avessi avuto per'amore Tuo, e gl'eccessi pianti, per caritade, mi sarei gaudente.
Qual uccelletto io ancora implume restar volevo nel mio caldo nido ma lo destino tristo quant'infido non volle lì mettessi le mie piume. Pregarti, allora, Madonna, non potevo ché ancor lo cervel mio non connetteva né la mia lingua verbo ancor diceva né di mie gambe passo alcun movevo.
Ma ora che lo cervello s'è ingrandito e lo cuor mio per malor si è spanso e molto a ragionar riesco e penso a questa preghiera l'ascolto Tuo invito: Se darmi non vuoi ancor l'amata mamma perché poss'io toccarla e abbracciarla, se in Cielo vuoi Tu ancora trattenerla privandomi ognora della mia fiamma
fa ch'io giunga almeno ai Tuoi piè santi, fa che alla scala dell'empireo approdi, lascia almeno lì che la mia mamma godi e di sospiri la copri e di miei pianti.
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