Lo rossore assomiglia ad un bel fiore; se lo coltivi, lo curi e l'hai nel cuore dal gambo alla corolla resta splendore e in ogni ora t'inebria del suo odore. Ma se nol curi, lo strappi e lo calpesti è qual morente dagli occhi spenti e pesti. E se pure lo raccogli tutto quanto mai riavrà la primiera bellezza del suo manto.
Così è l'uomo se decoro mantiene, se saldo lo rossore sempre detiene; ma se perde o oscura la sua faccia è pari al verme che sguazza nella feccia. E qui dire vorrei del topo di fogna che nella melma vive e la vergogna; ed è quell'uomo che col capo chino striscia qual biscia mentre fa l'inchino.
È faccia porcina, aspetto orripilante, nel letto dell'avverso trovasi d'amante e sol per qualche chicco di lenticchia tradisce la famiglia e la sua cerchia. Pezzente! Fare poteva solo l'inserviente ma lo portaro in cima: Ad assistente. E pure se insuperbito dell'alto rango la nostalgia lo rituffò nel fango...
Di limo in limo, ahimè, vaga strisciando ed or questo padrone or quel servendo ansimando ricerca lo caldo d'altro fuoco ma ognuno lo manda altrove: In altro loco. Stolto! Crede di fare dell'inciucio e non s'accorge d'esser nato ciuccio. Cerca di gareggiare con abili cervelli ma è solamente il re degl'asinelli.
Assicurando va d'essere paladino del cittadino e del suo destino. Nemmanco fosse il Grande Napolitano che nel costume è retto, integro, sano. Invece, il vero chiodo ch'ha in mente è rimanere lacché del presidente.
Se ricercare volete lo balordo è meglio se calate nella valle perché lì sotto per naturale sorte la melma è più profonda e molto adatta. Ma se a qualcuno manca fiuto sottile dritto mandare lo voglio in quell'ovile: Torni indietro nel tempo, ai remoti anni, torni al mille e 18 storia dei Normanni.
Commenti